La parola “panico” deriva da Pan, dio greco dall’aspetto spaventoso, mezzo uomo e mezzo animale.
Divinità dei boschi, incarna l’esuberante vitalità della natura, ma anche gli istinti selvaggi.
Famoso per il suo flauto, si aggira nelle foreste dove lo si può incontrare: se disturbato mentre riposa lancia un grido spaventoso che incute il “terror panico”, oppure può apparire all’improvviso e altrettanto velocemente andarsene, lasciando dietro di sè un senso di ansia e di inquietudine data dall’incontrollabilità della sua presenza.
Come un attacco di panico che compare all’improvviso, senza causa apparente, Pan fa tremare e genera paura di impazzire, per poi scomparire senza che se ne possa avere il controllo.
Ma non accade nulla di ciò che si teme, non si muore, non si impazzisce, ma resta l’ansia, la paura che possa tornare di nuovo. È così che si innesca un comportamento di evitamento di quelle che crediamo essere le situazioni contestuali che lo hanno creato, evitiamo una certa strada, un certo mezzo di trasporto, ecc., evitiamo insomma luoghi specifici dove pensiamo di poter incontrare il dio Pan…
Ma il dio Pan rappresenta il nostro istinto, la nostra parte animale, il nostro mondo naturale e sensuale sul quale abbiamo poco controllo. Negare e cercare di reprimere la sua forza non fa che aumentare il suo potere “oscuro” allontanandoci dal contatto con la nostra vera natura: come dice Hillman”essere senza paura, privi di angosce, invulnerabili al panico, significa la perdita dell’istinto, la perdita di connessione con Pan”
L’istinto è naturale e oscuro, elude il controllo della volontà, così come l’attacco di panico da cui si vuole fuggire.
Definizione
La sensazione di panico che si prova durante un attacco riguarda proprio la paura di queste forze naturali che abbiamo dentro e che vorremmo tenere sotto controllo: è proprio lo sforzo di controllare l’energia delle proprie emozioni che causa gli attacchi di panico.
Un attacco di panico è caratterizzato da una intensa crisi di angoscia associata a una impressione di morte imminente, una sensazione di perdita di controllo di sé e dalla paura di impazzire.
L’esordio può essere brutale o graduale e i sintomi raggiungono il loro apice nel giro di 10 minuti. La risoluzione della crisi avviene in pochi minuti, massimo 2 ore, lasciando spazio a una sensazione di sollievo e di fatica intensa.
Durante un attacco di panico, pensieri catastrofici automatici e incontrollati riempiono la mente della persona, che ha quindi difficoltà a pensare chiaramente e teme che tali sintomi siano veramente pericolosi. Alcuni temono che gli attacchi indichino la presenza di una malattia non diagnosticata, pericolosa per la vita (per es., cardiopatia, epilessia). Nonostante i ripetuti esami medici e la rassicurazione, possono rimanere impauriti e convinti di essere fisicamente vulnerabili. Altri temono che i sintomi dell’attacco di panico indichino che stanno “impazzendo” o perdendo il controllo, o che sono emotivamente deboli e instabili.
Come Sconfiggere gli Attacchi di Panico
Gli attacchi di panico sono relazionabili ad una cattiva respirazione e si possono risolvere rapidamente lavorando su quest’ultima. Le alterazioni del respiro sono legate ad un errato e inconsapevole tentativo di controllare le emozioni: l’ansia accorcia il respiro, la paura lo blocca, ecc.
Il respiro così modificato genera una reazione a cascata che finisce col colpire il corpo che si irrigidisce, le emozioni vi si cristallizzano creando la corazza psicosomatica che contribuisce a sua volta a produrre una respirazione irregolare e squilibri psicofisici generando un circolo vizioso che si autoalimenta.
Perché andiamo in subventilazione? Il respiro limitato nella sua potenza, nel suo libero fluire dentro e fuori consente di mantenere basso il livello delle emozioni che si riescono così a “gestire meglio”, ovvero reprimere, bloccando l’espirazione, ad esempio.
Origine del panico c’è il timore indotto dalle sensazioni, fisiche e mentali, caratteristiche di una iperventilazione: trovandosi in una circostanza che induce ad ampliare la respirazione, anche solo di poco, il soggetto che ha imparato a respirare al di sotto di una soglia ottimale si trova fortemente predisposto a fenomeni di “iperventilazione spontanea”.
Il respiro, che è elemento scatenante della crisi di panico, diventa il tramite della sua cura naturale: con il rebirthing, tramite il respiro consapevole e profondo, si riattivano le energie corporee e le risorse mentali.
Le emozioni che sono state bloccate in passato, che si sono ancorate nel corpo, creando la corazza psicosomatica e bloccando il nostro respiro, possono essere viste, espresse e rielaborate in seduta sciogliendo quei nodi che sono alla base del malessere. Grazie alla tecnica del rebirthing transpersonale la persona può imparare nuovamente a lasciar fluire il respiro, senza restrizioni, accettando le emozioni e le sensazioni fisiche connesse e in poche sedute si possono eliminare del tutto i sintomi, le cause e il timore anticipatorio che un attacco possa verificarsi di nuovo.