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L’ansia nel corpo e la respirazione

La respirazione è indispensabile per vivere: essa fornisce all’organismo l’ossigeno necessario per muoversi e continuare le sue funzioni vitali.
Essa cambia a seconda dell’attività che stiamo svolgendo e del nostro stato psicologico, emotivo o di salute.

Quando la respirazione è limitata lo è anche la vitalità del corpo, portando a una condizione di lento esaurimento delle risorse. L’energia circola con maggiore difficoltà a causa della mancanza di ossigeno.
Il modo in cui respiriamo ed il nostro stato psico-fisico sono strettamente connessi: chi respira in modo affannoso e tende a bloccare il respiro avrà un organismo teso, bloccato tendente facilmente all’ansia.
Se siamo rilassati la nostra respirazione è profonda e meno frequente, mentre in uno stato di stress, fisico o emotivo, la respirazione si fa corta (meno profonda) e la frequenza aumenta.
Nella vita quotidiana la fretta, il lavoro stressante, i rapporti interpersonali non armonici, i ruoli impegnativi, ecc., alterano il nostro ritmo naturale, accelerandolo. Accelera così spesso il respiro che si contrae, conducendo ad una situazione di tensione fisica ed emotiva, che a sua volta crea le condizioni per una respirazione toracica, superficiale e con frequenti apnee del tutto inconsapevoli.
E’ cosi che il nostro corpo comincia a pagare le conseguenze di una respirazione poco fluida.

Perché si innesca questo meccanismo?

Bloccare il respiro, alternarne il ritmo è una ottima strategia per alterare o bloccare le sensazioni, le emozioni. Respiro ed emozioni sono strettamente collegate.
La respirazione ridotta nella sua portata consente all’organismo di limitare l’ampiezza delle emozioni che saranno meno intense, meno “impegnative” da vivere.
Ciò non avviene a livello consapevole, ma rientra in una serie di comportamenti innati che se protratti nel tempo si cronicizzano e diventano abitudine; una abitudine mentale e fisica di reazione alla quale, una volta che si è ben radicata, è davvero difficile sfuggire.
In questo modo l’ansia, emozione naturale e funzionale, perde il suo senso, diviene “generalizzata” e anziché proteggerci diventa una rigida sovrastruttura che ci costringe ad agire e reagire sempre in un determinato modo.

Quali sono i sintomi dell’ansia?

Chi soffre di ansia sviluppa sintomi sia cognitivi che somatici.
A livello fisico oltre ai tremori che riguardano la parte muscolare, possono essere intaccate le funzioni gastrointestinali (con mal di stomaco, diarrea e nausea),cardiocircolatorie (tachicardie), urinarie (minzione frequente) e respiratorie (sensazione di soffocamento e iperventilazione),
Quasi sempre a questi si associano sintomi cognitivi come uno stato di allarme continuo, confusione mentale, paura di non riuscire ad affrontare le situazioni, atteggiamento apprensivo, insonnia e nervosismo, capogiri, difficoltà di concentrazione, incapacità di rilassarsi, irrequietezza.

Il ruolo della mente nell’ansia

L’ansia patologica non nasce da una reale necessità, ma è frutto della nostra mente che catastrofizza con l’immaginazione: calmare l’ansia implica uscire dalla mente e tornare nel corpo, tornare alla realtà del qui ed ora.
E non c’è modo migliore di tornare alla realtà che usare i nostri sensi per percepire ciò che è, nel presente.
Il primo passo consiste nel rendersi conto di essere catturati dall’immaginazione, distaccati dalla reale entità della situazione, avvolti da pensieri forzatamente catastrofici.
Chi è in ansia percepisce i propri timori come assolutamente reali e un primo passo per riconoscere di non essere in contatto con la realtà, bensì immersi nell’immaginazione, consiste nel prendere distanza dai pensieri ansiogeni. Riuscire a prendere consapevolezza di questa differenza rappresenta un primo passo.
Portare tutta la nostra attenzione sul respiro aiuta a distoglierla dai pensieri ansiogeni e crea uno spazio di consapevolezza.
Rimanere in contatto con il nostro respiro ci aiuta a stare ancorati nel corpo, nel momento presente, frenando i voli della mente ansiogena che rischia invece di portarci altrove, in avanti, verso un domani carico di tensioni…

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Il ritmo della natura

Come raggiungere un traguardo?
Senza fretta, ma senza sosta.
Goethe

La fretta è un vizio prevalentemente occidentale, legato all’idea di produttività ed efficienza. Le antiche culture orientali insegnano invece a coltivare la lentezza, la consapevolezza e la pazienza, intesa come arte dell’attesa. Dopo queste mie vacanze, come sempre all’insegna della natura, cerco di tenere a mente un insight che ho avuto osservando le piante dell’orto di mio padre. Restare a guardare la terra che lentamente sa dare vita e nutrire, sostenuta dalle mani sapienti del contadino, a innumerevoli piante; ognuna con il suo ritmo giunge a maturazione al momento giusto e ci fa godere dei suoi frutti. Osservandolo cambiare nel corso del tempo si possono raccogliere anche frutti più profondi, insegnamenti che si possono metaforicamente applicare al nostro vivere quotidiano, come la cura, l’attesa, la fatica e la pazienza. Quando coltiviamo una pianta dobbiamo rispettare il suo ritmo: non tutti i momenti sono giusti per la sua semina, né per la concimazione… Con cautela possiamo stare ad osservare e capire: quando spunta il bocciolo possiamo osservarlo giorno dopo giorno crescere e sbocciare, diventare fiore e restando spettatori di questa crescita capiamo che ogni azione “in più” risulterebbe inutile se non addirittura nociva.

Le azioni in più sono quelle dettate dalla fretta, dall’ansia del frutto, dal voler rispondere ad un nostro bisogno anziché ascoltare e rispettare quello dell’altro, che in questo caso è la pianta. Lo stesso sguardo possiamo averlo verso noi stessi e le nostre azioni: facendo tabula rasa dei nostri bisogni ansiosi, troviamo il momento giusto e piantiamo il seme e prendendocene delicatamente cura, attendiamo che, con il suo ritmo, cresca.

Troppo spesso mettiamo davanti le nostre aspettative rispetto alla realtà e alla necessità del progetto: veniamo così travolti dall’ansia quando qualcosa non va come “avremmo voluto”, perdendo il contatto con il ritmo reale del processo e senza renderci conto che le nostre aspettative spesso non hanno nessuna base di realtà, ma sono create da nostre proiezioni mentali. Poi capita che magari da quel seme non nasce nulla, era malato oppure semplicemente abbiamo sbagliato qualcosa, capita…e allora provvederemo a riprovarci, ma a nulla servirebbe, nel frattempo, zappare ad oltranza o innaffiare in continuazione oppure concimare eccessivamente.

Lo stesso rispetto dovrebbe valere per noi e la nostra vita: dobbiamo osservarci come una pianta che cresce e non avere tutta quella fretta che ci caratterizza. Molte volte mi è capitato di rendermi conto della mancanza di contatto col processo, nel qui ed ora, ed una ridotta pazienza rispetto all’ottenimento di un risultato, DEL risultato. Perché, bada bene, il risultato deve corrispondere esattamente a ciò che mi ero prefigurato io… Ricerchiamo un risultato immediato, come se la natura e noi stessi rispettasse delle leggi immaginarie, frutto di un nostro “delirio di onnipotenza”. Quando iniziamo un progetto, un’azione nel mondo, ricerchiamo un risultato rapido e assolutamente in linea con le nostre aspettative, chiudendoci così all’opportunità di accettare qualcosa che vi si discosti…

La proiezione sul risultato, anziché il contatto nel qui ed ora col processo, genera una accelerazione interna, associata ad una scarsa consapevolezza.

Perché la lentezza è amica della consapevolezza… Ho quindi osservato sia in me che negli altri la fretta e l’impazienza di cui spesso diventiamo prigionieri. Le nostre regole (che diamo per ovvie, ma che sarebbe interessante mettere in discussione e chiedersi da dove saltino fuori…) devono essere rispettate: abbiamo regole per tutto, per il quando e il come dovremmo essere noi stessi, gli altri, la natura…

Se osserviamo la natura intorno a noi possiamo vedere come ogni pianta abbia un suo ritmo per crescere e se esso viene forzato, perde la sua energia. Invece di preoccuparci esclusivamente del risultato, coltiviamo il nostro progetto, diamogli i giusti ingredienti di cui ha bisogno, che a volte sono amore e attenzione più che azioni compulsive, e rispettando il suo ritmo potremo osservarlo mentre prenderà forma.